L'anestesista Mario Riccio, aiutando Pierluigi WelÂby «nel morire, non a morire» ha rispettato le regole etiche della professione. Lo ha stabiliÂto l'Ordine dei medici di CremoÂna, che ha archiviato con giudiÂzio unanime il procedimento promosso nei suoi confronti. La decisione è stata acquisita dalla procura di Roma, che indaga sulla morte di Welby.
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«È stata - spiega il presidenÂte dell'Ordine di Cremona, Andrea Bianchi - una decisione ponderata, giunta al Vermine dell'istruttoria preliminare nel corso della quale è stata acquisiÂta la cartella clinica di Welby e registrata la volontà del pazienÂte di interrompere la terapia. Non sono state somministrate sostanze atte a determinare la morte del paziente e la posoloÂgia è in linea con il protocollo medico».
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Prima di tutto i 14commissari hanno concordato sul fatto che non è stato compiuto alcun atto eutanasico. In secondo luogo l'operato di Riccio è avvenuÂto all'interno dei confini indicaÂti dagli articoli 20 e 35 del codiÂce deontologico che prevedono rispettivamente il rispetto dei diritti della persona e l'acquisiÂzione del consenso del paziente. Infine, conclude il presidente Bianchi, sono stati rispettati gli articoli 13e 32 della CostituzioÂne che riconoscono la libertà di cure e la facoltà del paziente di rifiutare la terapia.
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L'Ordine di Cremona muoÂve un solo appunto al medico Riccio: il modo in cui è stata gestita la vicenda, dalla morte del paziente al clamore mediatico che ne è seguito. Bianchi aggiunge: «La decisione di interÂrompere la terapia si è concretizÂzata al di fuori della normale relazione tra medico e paziente, dato che Riccio non aveva in cura Welby».
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La prima a rallegrarsi dell'arÂchiviazione è stata la vedova. Mina Welby: «Sono felice per il dottor Riccio - sono le sue paroÂle - perché, ha aiutato Piergiorgio ad avere una morte serena».
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E Riccio precisa: «Dal punto di vista deontologico, c'è stata la conferma che i pazienti possoÂno sospendere una terapia, anÂche quelle salvavita». E su queÂsto punto è esploso il dibattito tra favorevoli e contrari.
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Intanti, politici ebioeticisti, sostengono che la decisione dell' Ordine è stata coerente con la deontologia medica e dovrà esÂsere tenuta in considerazione in vista di future leggi sul tema.
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Marco Cappato, presidente dell’Associazione Luca Coscioni, sottolinea che l'Ordine di CreÂmona «ha limpidamente deciso di non seguire i tanti auspici e manovre di medici d'ordine e altri emissari politico-istituzioÂnali del potere clericale: La deciÂsione garantisce il rispetto della deontologia medica».
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Il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli orÂdini dei medici e degli odontoiaÂtri). Amedeo Bianco, esprime «piena fiducia» nell'operato dell'Ordine di Cremona e si tratta dì una decisione «giusta» anche per Cinzia Caporale, preÂsidente del Comitato intergovernativo sulla bioetica dell' Unesco. secondo la quale «si esce cosi da una logica punitiva e giudiziaria»: «Non ho mai avuto dubbi - ripete - riguardo al fatto che un paziente capace di intendere abbia la piena diÂsponibilità rispetto a qualsiasi trattamento sul proprio corpo, comprese le cosiddette terapie salvavita». E insiste sulla correttezza del pronunciamento pure il presidente della commissione Sanità del Senato, Ignazio MariÂno: «La decisione dell'Ordine dei medici di Cremona è coerenÂte con i principi deontologici cui si ispira la professione: è importante che il comportaÂmento di questo medico sia staÂto riconosciuto come integerriÂmo: costituisce un punto di non ritorno su questioni come queÂste». Sul fronte opposto, invece, il responsabile di An per la famiÂglia, Riccardo Pedrizzi, che defiÂnisce «inconcepibile» la decisioÂne dell'Ordine di Cremona: «AlÂtro che archiviazione, a nostro avviso - afferma - il gesto di staccare la spina a Welby meriÂtava la radiazione dall'Ordine dei medici».