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Cari amici referendari, ritroviamoci per ricominciare la nostra battaglia

• da Il Riformista del 7 febbraio 2007, pag. 2

di Marco Cappato, Rita Bernardini, Maurizio Turco, Maria Antonietta Coscioni e altri

Cari amici "referendari", il 12 giugno 2005 non eravamo dei perdenti. Rischiamo di diven­tarlo oggi. Il 12 giugno 2005 siamo stati battuti, è vero. Abbiamo già di­scusso sia il perché oggettivo sia le responsabilità soggettive di quella sconfitta. Siamo arrivati a conclusio­ni anche diverse, certo. Per alcuni di noi fu devastante il connotato - tut­to tecnicistico - imposto allo scontro dalla Corte costituzionale che can­cellò le oltre un milione di firme ap­poste sul quesito unico, quello su cui si concentravano per noi le massime speranze di successo. Su quel terreno dissestato dall'illegalità ha avuto partita facile il fronte av­versario: che per soprammercato si vide arrivare come alleati quanti, fo­mentando l'ignoranza e le paure della gente, hanno fatto campagna per l'a­stensione. Altri di noi hanno raggiunto conclusioni diverse, anche opposte, anche di rammarico per un dialogo che è sembrato mancare, per soluzioni condivise che, si è detto, anche nel nostro campo non sareb­bero state cercate fino in fondo, co­me invece si sarebbe dovuto.

Bisognerebbe ora riavviarlo, quel dialogo, quel dibattito. Non per un ozioso e tardivo esercizio, ma per ri­prendere in mano i nostri obiettivi di ieri alla luce di ciò che è successo da allora e ancora sta succedendo in questi giorni: pensiamo al caso Welby o alla vicenda dei Pacs, per citare i fatti più clamorosi (di tante al­tre piccole evenienze che pur dovrebbero sollecitare attenzione e in­terventi adeguati vi parlerà questo giornale). Il caso Welby, sicuramente, in primissimo piano: e qui vogliamo ricordarvi qualcosa che ci pare mol­to bello. Piergiorgio Welby era già da anni un dirigente dell'Associazione Coscioni. Quel giorno, per andare a votare, rischiò il poco di salute che gli era rimasta. Ma da quella sconfit­ta, lui e Luca ottennero una vittoria: la prima parziale riforma per il dirit­to di voto dei malati intrasportabili. Comunque - va bene - il 12 giugno 2005 siamo stati battuti. Ma se non riusciamo a riorganizzarci ancora, oggi, subito, attorno a quegli obietti­vi, la sconfitta rischia di produrre ef­fetti più gravi delle norme che essa ha lasciato, pur­troppo, in vigore.

Da sconfitti in virtù di un "non voto", di un voto nullo sul piano formale, rischiamo di divenire de­finitivamente perdenti, perdenti non di una batta­glia ma della guerra. Ap­pariremo, all'opinione pubblica, co­me quelli che non sono più in grado né di vincere né di convincere. È l'amara, triste condizione di chi ha rinunciato a lottare.

Il 20 febbraio 2006 moriva a Or­vieto Luca Coscioni. Quel giorno, milioni di italiani hanno per la prima volta conosciuto la sua storia. Per il 20 febbraio 2007 abbiamo deciso di promuovere la prima Giornata per la libertà di ricerca. Non vogliamo coltivare il ricordo di Luca, ma co­gliere l'occasione per esse­re speranza di cambiamen­to, per affermare e far trionfare le libertà e i dirit­ti che dovrebbero essere garantiti ai corpi nella loro concretezza vivente e inve­ce sono loro negati in no­me di una vita astratta e lontana, ancorché sacraliz­zata. Il 20 febbraio vogliamo (dobbiamo?) riprendere il cammino di Luca (e di Piergiorgio).

Molti di voi hanno nel frattempo continuato il proprio singolo e sin­golare impegno, preso utili iniziati­ve, chi dentro chi fuori le istituzioni. Come associazione, siamo stati rag­giunti da una cinquantina di parla­mentari di tutti gli schieramenti e abbiamo tenuto quel Congresso mondiale per la libertà di ricerca che ha riunito attorno agli scienziati re­ferendari italiani una parte impor­tante della comunità scientifica internazionale. Sono stati loro i primi a mobilitarsi, con 100 premi Nobel, contro la replica della legge 40 all'Onu o all'Unione europea. È pre­sto per individuare una strategia comune tra le diverse organizzazioni e personalità che hanno partecipato alla campagna referenda­ria di due anni fa. Tra noi referendari c'erano perso­nalità che ricoprono ora massime responsabilità istituzionali o di partito. Il quadro delle presenze si è modificato, ma non sareb­be difficile coinvolgere al­tre fresche energie.

L'esito del referendum sulla leg­ge 40 ha assestato un colpo alle pro­spettive di riforma ma le nostre ra­gioni non sono oggi meno forti e po­polari di ieri. Non c'è scusa o prete­sto che tenga per non riprovare. Vi proponiamo perciò di partecipare, il 20 febbraio, alla Giornata per la libertà di ricerca. Potete farlo nelle forme che preferite, anche autonomamente organizzando un evento o un incontro dove e come vi sarà pos­sibile, oppure segnalandoci a info@associazionecoscioni.org la vostra disponibilità a partecipare al­le iniziative che si terranno in giro per l'Italia e alle trasmissioni televi­sive e radiofoniche che verranno or­ganizzate sul tema. Dobbiamo subi­to lanciare un forte segnale di ripre­sa di attività, certi che riusciremo a riprendere il cammino e a superare il ricordo e l'amarezza del 2005.

Marco Cappato, Rita Bernardini, Maurizio Turco, Maria Antonietta Coscioni, Piergiorgio Strata, Gilberto Corbellini



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