Cari amici "referendari", il 12 giugno 2005 non eravamo dei perdenti. Rischiamo di divenÂtarlo oggi. Il 12 giugno 2005 siamo stati battuti, è vero. Abbiamo già diÂscusso sia il perché oggettivo sia le responsabilità soggettive di quella sconfitta. Siamo arrivati a conclusioÂni anche diverse, certo. Per alcuni di noi fu devastante il connotato - tutÂto tecnicistico - imposto allo scontro dalla Corte costituzionale che canÂcellò le oltre un milione di firme apÂposte sul quesito unico, quello su cui si concentravano per noi le massime speranze di successo. Su quel terreno dissestato dall'illegalità ha avuto partita facile il fronte avÂversario: che per soprammercato si vide arrivare come alleati quanti, foÂmentando l'ignoranza e le paure della gente, hanno fatto campagna per l'aÂstensione. Altri di noi hanno raggiunto conclusioni diverse, anche opposte, anche di rammarico per un dialogo che è sembrato mancare, per soluzioni condivise che, si è detto, anche nel nostro campo non sarebÂbero state cercate fino in fondo, coÂme invece si sarebbe dovuto.
Bisognerebbe ora riavviarlo, quel dialogo, quel dibattito. Non per un ozioso e tardivo esercizio, ma per riÂprendere in mano i nostri obiettivi di ieri alla luce di ciò che è successo da allora e ancora sta succedendo in questi giorni: pensiamo al caso Welby o alla vicenda dei Pacs, per citare i fatti più clamorosi (di tante alÂtre piccole evenienze che pur dovrebbero sollecitare attenzione e inÂterventi adeguati vi parlerà questo giornale). Il caso Welby, sicuramente, in primissimo piano: e qui vogliamo ricordarvi qualcosa che ci pare molÂto bello. Piergiorgio Welby era già da anni un dirigente dell'Associazione Coscioni. Quel giorno, per andare a votare, rischiò il poco di salute che gli era rimasta. Ma da quella sconfitÂta, lui e Luca ottennero una vittoria: la prima parziale riforma per il diritÂto di voto dei malati intrasportabili. Comunque - va bene - il 12 giugno 2005 siamo stati battuti. Ma se non riusciamo a riorganizzarci ancora, oggi, subito, attorno a quegli obiettiÂvi, la sconfitta rischia di produrre efÂfetti più gravi delle norme che essa ha lasciato, purÂtroppo, in vigore.
Da sconfitti in virtù di un "non voto", di un voto nullo sul piano formale, rischiamo di divenire deÂfinitivamente perdenti, perdenti non di una battaÂglia ma della guerra. ApÂpariremo, all'opinione pubblica, coÂme quelli che non sono più in grado né di vincere né di convincere. È l'amara, triste condizione di chi ha rinunciato a lottare.
Il 20 febbraio 2006 moriva a OrÂvieto Luca Coscioni. Quel giorno, milioni di italiani hanno per la prima volta conosciuto la sua storia. Per il 20 febbraio 2007 abbiamo deciso di promuovere la prima Giornata per la libertà di ricerca. Non vogliamo coltivare il ricordo di Luca, ma coÂgliere l'occasione per esseÂre speranza di cambiamenÂto, per affermare e far trionfare le libertà e i diritÂti che dovrebbero essere garantiti ai corpi nella loro concretezza vivente e inveÂce sono loro negati in noÂme di una vita astratta e lontana, ancorché sacralizÂzata. Il 20 febbraio vogliamo (dobbiamo?) riprendere il cammino di Luca (e di Piergiorgio).
Molti di voi hanno nel frattempo continuato il proprio singolo e sinÂgolare impegno, preso utili iniziatiÂve, chi dentro chi fuori le istituzioni. Come associazione, siamo stati ragÂgiunti da una cinquantina di parlaÂmentari di tutti gli schieramenti e abbiamo tenuto quel Congresso mondiale per la libertà di ricerca che ha riunito attorno agli scienziati reÂferendari italiani una parte imporÂtante della comunità scientifica internazionale. Sono stati loro i primi a mobilitarsi, con 100 premi Nobel, contro la replica della legge 40 all'Onu o all'Unione europea. È preÂsto per individuare una strategia comune tra le diverse organizzazioni e personalità che hanno partecipato alla campagna referendaÂria di due anni fa. Tra noi referendari c'erano persoÂnalità che ricoprono ora massime responsabilità istituzionali o di partito. Il quadro delle presenze si è modificato, ma non sarebÂbe difficile coinvolgere alÂtre fresche energie.
L'esito del referendum sulla legÂge 40 ha assestato un colpo alle proÂspettive di riforma ma le nostre raÂgioni non sono oggi meno forti e poÂpolari di ieri. Non c'è scusa o preteÂsto che tenga per non riprovare. Vi proponiamo perciò di partecipare, il 20 febbraio, alla Giornata per la libertà di ricerca. Potete farlo nelle forme che preferite, anche autonomamente organizzando un evento o un incontro dove e come vi sarà posÂsibile, oppure segnalandoci a info@associazionecoscioni.org la vostra disponibilità a partecipare alÂle iniziative che si terranno in giro per l'Italia e alle trasmissioni televiÂsive e radiofoniche che verranno orÂganizzate sul tema. Dobbiamo subiÂto lanciare un forte segnale di ripreÂsa di attività , certi che riusciremo a riprendere il cammino e a superare il ricordo e l'amarezza del 2005.
Marco Cappato, Rita Bernardini, Maurizio Turco, Maria Antonietta Coscioni, Piergiorgio Strata, Gilberto Corbellini