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«Alla Chiesa stavolta non è bastata la campagna per l'astensionismo»
Intervista a Marco Cappato.

• da Corriere della Sera del 12 febbraio 2007, pag. 8

di V.Pic.

«La legge sulla liberalizzazione dell'aborto in Portogallo si farà a dispetto della mancanza di quorum. Speriamo che sia il passaggio determinante per la depe-nalizzazione dell'aborto». Esulta il radicale Marco Cappato per il risultato incassato dai referendari portoghesi a cui lui e Marco Pannella avevano fatto giungere adesione. E avverte: «E ora non si pensi qui in Italia di lanciare un attacco alla legge 194».

 

A nulla sono servite le pressioni della Chiesa portoghese.

«Già. Eppure, da quanto sento la Chiesa si era prima schierata a favore dell'astensio­ne. Poi quando ha capito che il gover­no avrebbe fatto lo stesso una legge ha invitato a parteci­pare votando no. Da noi sulla fecon­dazione hanno incassato l'astensio­ne di chi è disaffe­zionato e parlano di assurdi 75% di consensi. Il Vatica­no ha imparato a organizzarsi come lobby di minoranza».

 

Passerà la liberalizzazione?

«In Portogallo i socialisti hanno i numeri per farcela».

 

L'astensione è stata ignorata. E' giusto?

«Certo. In Svizzera non c'è quorum, i refe­rendum avvengono sulle cose più dispara­te e la gente vota. Dovrebbe essere così ovunque».

 

Da noi, anche nella maggioranza, c'è chi pensa a riaprire la discussione sulla 194.

«Chi ha voluto la commissione d'indagi­ne su quella legge si è reso conto ben pre­sto che gli è esplosa nelle mani».

 

Ovvero?

«E' venuto fuori che la non applicazione avviene contro i diritti delle donne. In Basi­licata la quasi totalità dei medici sono obiettori di coscienza. Ora spuntano an­che i farmacisti obiettori o quelli che vendo­no la pillola del giorno dopo a 30-35 euro. Visto che a ricorrere all'aborto ormai sono soprattutto immigrate e giovanissime biso­gnerebbe rendere gratuita la Ru486 e i con­traccettivi».

 

Le pressioni vaticane non hanno blocca­to i Dico. Siete soddisfatti?

«E' un piccolo passo riformista. Va bene anche questo. Ma per fare i grandi passi ci vorrebbe un coin­volgimento diverso».

 

Ovvero?

«I sindacati por­tano in piazza un milione di persone a ogni manifestazio­ne a favore di qualche interesse di cor­porazione. Noi a quella sulla laicità dello Stato erava­mo alcune migliaia. E per chiedere alle coppie proprietarie di embrioni non impiantabili di donarli all'as­sociazione Luca Coscioni (che li invierà in Svizzera a ricercatori che rispediranno le staminali in Italia) abbiamo dovuto pubbli­care un annuncio».

 

Un rimprovero?

«Dico solo che la sinistra deve iniziare a mobilitarsi per le battaglie sui diritti civili. Solo così riusciremo a battere la forza di coinvolgimento del Vaticano. Durante l'agonia di Welby la maggioranza dei citta­dini era favorevole all'eutanasia. Ma per i politici era ed è rimasto un tabù».

 



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