Maddalena sa quando Nuvoli, il marito, ride e quando, inÂvece, è arrabbiato. Quando ride, sbatte rapidamente le ciglia e piega leggermente in su quel che resta delle labbra. Quando è arrabÂbiato, sbarra gli occhi e li rivolge verso l'alto. «Sembra che urli con gli occhi», dice Maddalena. Questo per chiaÂrire che Nuvoli — lo ha sempre chiamato così, per cognome — sa benissimo quel che accade in questi giorni. Sa che il suo è diÂventato un caso nazionale. Ieri, durante la visita quotidiana, quando MaddaÂlena gli ha letto i giornali, ha composto un messaggio di tre parole: «AiutateÂmi a sparire».
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Ha anche scritto una nuova lettera al pubblico ministero che gli ha negato la possibilità di staccare la spina. Una lettera molto tecnica, nella quale ripete di non aver chieÂsto alla magistratura di individuare un anestesista disposto ad aiutarlo a morire, ma solo di consentire l'inÂgresso in ospedale all'anestesista che darà la sua disponibilità .
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Secondo Maddalena il sentiÂmento prevalente di Nuvoli è la rabbia. La rabbia, soprattutto, per tutto ciò che gli appare ipocrita. BaÂsti dire che, l'ultima volta che ha riÂso, è stato pochi giorni fa, quando Maddalena ha sbeffeggiato un prete che si era presentato all'improvÂviso nella sala rianimazione. "Chi l'ha mandata?", gli ha chiesto. "GeÂsù" , ha risposto il prete. "A noi GeÂsù non ci ha informati". Il prete ha abbozzato. «Sono venuto per dire a Giovanni—è questo il nome di NuÂvoli — che la vita è un dono e deve avere la forza di sopportare fino alÂl'ultimo respiro». «Sarebbe stato meglio se ci avesse detto che preÂgherà perché soffra un po' di meÂno». Il prete poco dopo se n'è andaÂto, mentre Maddalena gliene diceÂva qualche altra ancora. A quanto pare, il conforto della Chiesa è arriÂvato solo in questi giorni, tardivo. «Quando ho chiesto aiuto e il caso non era sui giornali, mi hanno laÂsciata sola».
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Nuvoli ci sente e ci vede benissiÂmo. Siccome la moglie può stare in sala rianimazione un'ora al giorno, ha da trascorrere 23 ore senza comÂpagnia. Da quando ha cominciato a rifiutare i farmaci è solo, ma fino a poco tempo fa era in una stanza con altri due letti. E, a sera, durante la viÂsita, faceva a Maddalena la cronaca della giornata e della nottata. «Lui era sempre là , ma gli altri arrivavaÂno in continuazione e spesso moriÂvano. Una volta arrivò un vecchio che parlava ad alta voce: 'GiovanÂni', gridava. Poi la voce gli è divenÂtata sempre più roca e mio marito ha capito che se ne stava andando. Una sera hanno messo un separé tra i letti e quel vecchio è morto».
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«Sono contento di quello che sta succedendo — diceva ieri Nuvoli a proposito della possibilità che il suo caso possa sollecitare l'elaboÂrazione di una legge chiara — anÂche sedevo sopportare l'umiliazione di espormi». È un uomo orgoglioso. «Educato, composto. È sempre stato così: una persona sempre pronta a dare una mano. Ci siamo conosciuti al teatro, dove lui faceva l'amministratore di una compagnia e il suggeritore. Io ero rimasta vedova, con due figli. A un certo punto abbiamo deciso di sposarci. I miei figli l'hanno accettato. Ma certo non potevano chiamarlo papà . È per questo che anche io ho cominciato a chiamarlo per cognoÂme».
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La casa dei Nuvoli à in una zona di campagna alla periferia di Alghero. Una bella casa piena di ricordi. Ci sono molte fotografie di Nuvoli quando era un uomo alto e forte, uno sportivo. Fu nel 2000 che coÂminciò a inciampare. Alla fine di quell'anno un medico lo visitò e consigliò degli esami neurologici. Arrivò il primo responso. Aveva una malattia che i medici in gergo chiamavano 'muscoli ballerini'. Detto così non sembrava grave. Poi ne conobbe il nome scientifico: "Sclerosi laterale amiotrofica". "Ma all'inizio non aveva ben chiara la gravità — ricorda Maddalena — Quando già era in sedia a rotelle, un giorno vide Luca Coscioni in tv e disse: 'Ma non finirò anche io così? '. Il decorso è stato fulminante. Mio marito è in queste condizioni dal 2003». Cominciò a pensare di moriÂre poco dopo essere stato tracheotomizzato. Quando il suo corpo diÂventò una cosa. Un'appendice inerte del cervello e degli occhi. Trascorre le giornate sentendo musica, a volte per ore lo stesso ed, finché non arriva la moglie e glielo cambia. O gli apre il giornale in moÂdo che possa leggerlo. O gli racconÂta di qualche piccolo benefit in arÂrivo grazie a questa improvvisa popolarità . Il sogno è una macchina che trasformi i battiti delle ciglia in parole, anche se dal suono metalliÂco: "Nuvoli — assicura Maddalena — ha molte cose da dire".