A un anno dalla morte di Luca Coscioni, le sue ultime parole consegnate a un'auÂdience pubblica risuonano più atÂtuali che mai, nella loro drammaÂticità personale e politica. Solo pochi giorni prima, Luca aveva aperto i lavori del primo congresÂso mondiale per la libertà di riÂcerca scientifica denunciando il cinismo con cui una concezione della politica allo stesso tempo integralista e opportunista stava introducendo in Italia limitazioÂni incostituzionali della libertà di ricerca scientifica, contro i diÂritti fondamentali dei cittadini. «Io ho risposto con il mio corpo - diceva Luca - che in molti vorrebbero ridurre a una prigione senza speranza, e oggi rispondo con la mia sete di aria - perché sono davvero sempre meno caÂpace di respirare - che è sete di verità , sete di libertà ».
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Oggi la sete di libertà sta diÂventando, in Italia, è un'emergenÂza vera. Qualcuno aveva paventato il pericolo che la campagna antireferendaria, in difesa della legge 40, ovvero la ben congegnaÂta manipolazione della comuniÂcazione scientifica sui temi refe-rendari veicolata da bioeticisti e scienziati prezzolati dal Vaticano, rappresentasse un modello speriÂmentale per l'integralismo cattoÂlico. Ovvero che ci si trovasse di fronte a un'astuta strategia che poteva funzionare anche per condizionare negativamente alÂtre sfere di diritti. Non è dovuto passare molto tempo per constaÂtare che la realtà supera ogni preÂvisione. La recente vicenda che ha visto protagonista il co-presiÂdente dell'associazione Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, è stata caratterizzata da una comunicaÂzione terroristica da parte delle gerarchie vaticane, rispetto al diÂritto costituzionale individuale di rifiutare un trattamento medico. Mentre un'irrituale ingerenza del papa e dei suoi vescovi sta snatuÂrando il dibattito politico sull'amÂpliamento dei diritti di tutela giuÂridica e sociale delle unioni civili tra persone libere e responsabili, testimoniano di un clima nuovo che merita quantomeno qualche attenzione da parte della politica. I politici e intellettuali laici, credenti e non, che ogni giorno si genuflettono di fronte ai capricci senili, camuffati con puerili ragioÂnamenti teologici e morali, del papa e di Ruini, dovrebbero riÂflettere che se un leader politico democraticamente eletto si comÂportasse come questi due signori, verrebbero probabilmente invoÂcate delle procedure per dimisÂsionarlo. Ma questi sono probleÂmi per la coscienza civile e la diÂgnità morale di quei rappresenÂtanti del popolo italiano che avrebbero per legge il dovere di rispettare la Costituzione. Non i diktat del capo di uno stato straÂniero teocratico, e del suo rappreÂsentante politico in Italia.
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E la libertà di ricerca scientiÂfica? Perché insistere, in questo momento, sulla libertà della scienza, di riprendere la battaglia contro la legge 40 e di chieÂdere che il governo e il Parlamento aiutino la ricerca scientifica italiana a ritrovare una diÂgnitosa collocazione nel quadro internazionale? Perché attraverÂso il rilancio di una battaglia culÂturale per la libertà della ricerca scientifica, il pensiero laico può trovare quella vitalità intelletÂtuale che in questo momento gli difetta, rispetto ai cattolici inteÂgralisti. Infatti una cosa è certa: potrà anche far sorridere la contraddittorietà e l'insensatezza di certi argomenti sostenuti dagli integralisti. Ma funzionano beÂnissimo come attrattoli sul piaÂno della comunicaÂzione, e portano il discorso a un livello presuntamene intuiÂtivo, dove la logica perde consistenza. E questo, almeno il Dottor Sottile, doÂvrebbe saperlo. Se non si eleva il livello della discussione e del dibattito, l'esito della battaglia rischia di essere purtroppo segnato.
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Diversi interventi presentati al congresso mondiale per la liÂbertà di ricerca scientifica tenutoÂsi a Roma nel febbraio del 2006, in corso di stampa in vista del seÂcondo appuntamento previsto verso la fine dell'anno in Turchia, sostengono in modo convincente che una più attiva valorizzazione culturale e politica delle analisi e dei ragionamenti istruiti dalla buona scienza - quella prodotta cioè utilizzando i criteri interni di valutazione e controllo dei risulÂtati - è necessaria, nelle società democratiche, per qualificare gli immensi spazi di libertà personaÂle che la stessa conoÂscenza scientifica e i progressi tecnologici aprono nelle scelte riÂguardanti le sfere del vivere e del morire, della salute e della maÂlattia. Per le tradizioni religiose  integraliste nulla è avvertito come più minaccioso contro l'efficacia del proselitismo di una diffusa domanda di libertà personale aliÂmentata da una sana educazione liberale orientata dalla metodoÂlogia delle scienze empiriche. L'associazione Luca Coscioni continuerà la battaglia in Italia, e a livello internazionale, per afferÂmare il principio, incarnato nella storia della libertà in occidente, che la libertà di ricerca scientifica, nella misura in cui non arreca danni, è un «requisito essenziale della democrazia, nonché un diÂritto civile e politico fondamenÂtale, e una delle massime garanÂzie per la salute ed il benessere dell'uomo». Queste parole sono state sottoscritte da centinaia di scienziati e intellettuali che adeÂriscono al congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifiÂca. La dichiarazione di Roma denunciava anche «le preoccuÂpanti tendenze oscurantiste e settarie che, attraverso legislaÂzioni proibizioniste e drastiche riduzioni dei finanziamenti, miÂnacciano la laicità dello Stato e la libertà di ricerca, tra l'altro ostacolando lo sviluppo di cure» che potrebbero migliorare le condizioni di vita di miliardi di persone in tutto il mondo. Â