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Welby, non fu la sedazione a provocare il decesso

• da Il Tempo del 22 febbraio 2007, pag. 11

Piergiorgio Welby non fu «avvelenato» dal­la sedazione praticatagli dall'anestesista Mario Riccio nella notte tra il 20 e il 21 dicembre scor­so, quando Io stesso me­dico staccò 0 respiratore che lo teneva in vita.

 

Dopo «l'assoluzione» dell'Ordine dei Medici di Cremona, che il 1 febbra­io scorso giudicarono de­ontologicamente corret­to il suo operato, ieri è giunta per il dottor Ric­cio anche quella dei con­sulenti del­la Procura di Roma. Il procuratore Giovan­ni Ferrara e il pm Gu­stavo De Marinis avevano chiesto a un pool di esperti, tra i quali la tossicologa Federica Umani Ron­chi, di stabilire se la dose di benzodiazepina (un sedativo), fatta scorrere in una flebo nelle vene di Welby, avesse in qual­che modo determinato, o meglio fosse stata con­causa, del decesso del pa­ziente - diventato nei mesi scorsi simbolo della battaglia dei Radicali Italiani, e dell'Associazione Luca Coscioni - sulla au­todeterminazione e sulla scelta di interrompere o meno una terapia, anche salvavita, come la ventila­zione assistita da una macchina.

 

Dopo la morte di Wel­by la Procura aveva aper­to un fascicolo «atti rela­tivi» nel quale era anche confluita la denuncia del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga contro Mario Ric­cio nel quale si ipotizza­va il reato di «omicidio del consenziente». In ba­se alle risultanze dell'esa­me tossicologico, ora i pm di piazzale Clodio si apprestano a chiedere un'archiviazione della posizione sia di Riccio sia di quella del segreta­rio dell'associazione Luca Coscioni che  aveva chiamato al capezzale di Welby l'anestesista.

 

La Procura di Roma già nello scorso mese di dicembre si era pronuncia­ta sul caso Wel­by: prima del decesso del paziente, il pro­curatore Ferra­ra e i pm Salva­tore Vitello e Maria Francesca Loy aveva­no dato parere favorevole al ricorso col qua­le Welby chie­deva la possibilità di interrompere la ventilazio­ne assistita. Di parere op­posto fu invece il provve­dimento del giudice civi­le Angela Salvio che ne­gò a Welby, sottolinean­do una carenza di legisla­zione, il diritto di inter­rompere le cure.

 

«Abbiamo condotto, insieme all'Associazione Luca Coscioni e agli ami­ci Radicali - ha detto il dottor Mario Riccio - il nostro impegno per per­correre la strada della le­galità. Attendo il parere della Procura di Roma, ma se fosse confermato l'esito della perizia, sa­rebbe un'attesa e sperata conclusione. Una con­ferma della via legale per­corsa, nel rispetto della volontà del paziente di sospendere le cure».

 



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