«Queste parole mi danÂno serenità , finalmente anche il corpo di Piero troverà pace». MiÂna Welby è soddisfatta della richiesta di archiviazione nei conÂfronti del medico che ha praticaÂto la sedazione e tolto il respiraÂtore al marito. Se l'aspettava? «Ci speravo per il dottor Riccio che ha rischiato in prima persoÂna, ma anche perché volevo veÂnisse riconosciuta la volontà , il diritto di Piero di  rifiutare  le cure. Spero che questo sia utile ad  altri  nelle sue condizioni, come Nuvoli. E poi lo sapevo».
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Cosa sapeÂva?
«Che Riccio non aveva ucciÂso mio marito con la sedazioÂne come pensaÂvano alcuni e come gli esami tossicologici hanno escluso. Lo sapevo perÂché io sono riÂmasta con PieÂro fino all'ultiÂmo, gli ho stretÂto la mano fino all'ultimo batÂtito del suo cuore».
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E ora?
«Finalmente mi ridaranno mio marito, doÂpo più di due mesi. Domani andrò a inforÂmarmi per la cremazione e poi spargerò le ceneri nel caÂnale dove anÂdavamo a peÂscare. Lui voleÂva così e lo farò, ma in forma privata. È una cosa che riguarÂda me e lui, inÂsieme ancora una volta come siamo stati per quasi tutta la vita».
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Non vuole commuoversi questa donna dai capelli bianchi, miÂnuta ma con una forza interiore che l'ha sorretta in anni difficili. Nei giorni dopo la morte di suo marito «mi sono sentita un po' persa, non sapendo cosa fare imÂprovvisamente di tutto il tempo diventato mio». Poi l'amore e gli interessi condivisi hanno avuto il sopravvento. E così risponde alle lettere sul blog, si occupadell’Associazione Luca Coscioni di cui Welby era presidente.
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Sono passati più di due mesi.
«Ma non l'hanno dimenticato il mio Piero. Anzi, il Comune ha deciso di intitolargli i giardini di piazza Don Bosco».
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