Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 19 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
«Welby, un suo diritto morire»

• da Corriere della Sera del 7 marzo 2007, pag. 18

di Flavio Haver

«Nessun addebito deve muoversi a chi, in presen­za di un'impossibilità fisica del paziente, abbia material­mente operato il distacco del ventilatore automatico, in quanto l'azione è stata eseguita per dare effettività al dirit­to del paziente». Un diritto al­l'autodeterminazione che «tro­va la sua fonte nella Costitu­zione e in disposizioni interna­zionali recepite dall'ordina­mento italiano e ribadito in fonte di grado secondario dal codice di deontologia medi­ca». Sono questi i passaggi principali del provvedimento con il quale i magistrati roma­ni hanno chiesto l'archiviazio­ne del procedimento per la morte di Piergiorgio Welby: l'ultima parola spetta al gip.

 

Nelle cinque pa­gine il procuratore Giovanni Ferrara e il pm Gustavo de Marinis hanno ri­percorso le tappe della vicenda del malato di distrofia muscolare che, do­po anni di sofferen­ze, si era rivolto ai giudici del tribuna­le civile chiedendo che venisse messa la parola fine alle sue sofferenze. Alla base della de­cisione della procura l'esito dell'autopsia, secondo la qua­le l'esponente radicale non è stato avvelenato dalla sedazio­ne praticatagli dal dottor Ma­rio Riccio nella notte tra il 20 e il 21 dicembre scorso, quando il medico cremonese staccò il respiratore artificiale che lo te­neva in vita. I pm hanno osser­vato che «la valenza del diritto del paziente resiste anche se parametrato ad una valutazione di ragionevolezza poiché es­so era non solo cosciente, ma liberamente determinato a non continuare il trattamento in quanto consapevole della impossibilità della guarigione e anche della impossibilità so­lo di un miglioramento o della attenuazione della sofferenza, di modo che non sembra nem­meno adeguato parlarsi di un riconoscimento di un incondi­zionato libero arbitrio». Secon­do la procura, quindi, «non ap­pare censurabile il comporta­mento del medico per non aver reimpiantato la ventila­zione meccanica artificiale al manifestarsi della crisi respira­toria, poiché non sussisteva a suo carico un obbligo, di leg­ge, a mantenere in vita il pa­ziente». Sull'operato del dot­tor Riccio si era già pronuncia­ta favorevolmente la Commis­sione disciplinare dell'Ordine dei medici di Cremona, dispo­nendo l'archivia­zione del procedi­mento.

 

Soddisfatta la Consulta di bioeti­ca, per la quale è importante che, «nell'articolata mo­tivazione la Procu­ra sottolinei come sia diritto costitu­zionale delle perso­ne rifiutare la terapia». Anche se «dal punto di vista giuridi­co formale la decisione appare corretta», la richiesta di archi­viazione dell'inchiesta appare «una vicenda di estrema tri­stezza dal punto di vista eti­co»: è l'opinione di Francesco D'Agostino, presidente del­l'Unione giuristi cattolici ita­liani, il quale ha sottolineato come, «alla liceità giuridica, corrisponde sotto il profilo eti­co una valutazione piena di ombre». E l'eurodeputato radicale Marco Cappato a nome dell'associazione Luca Coscioni ha definito «importante» la richie­sta dei pm.

 



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail