«Nessun addebito deve muoversi a chi, in presenÂza di un'impossibilità fisica del paziente, abbia materialÂmente operato il distacco del ventilatore automatico, in quanto l'azione è stata eseguita per dare effettività al diritÂto del paziente». Un diritto alÂl'autodeterminazione che «troÂva la sua fonte nella CostituÂzione e in disposizioni internaÂzionali recepite dall'ordinaÂmento italiano e ribadito in fonte di grado secondario dal codice di deontologia mediÂca». Sono questi i passaggi principali del provvedimento con il quale i magistrati romaÂni hanno chiesto l'archiviazioÂne del procedimento per la morte di Piergiorgio Welby: l'ultima parola spetta al gip.
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Nelle cinque paÂgine il procuratore Giovanni Ferrara e il pm Gustavo de Marinis hanno riÂpercorso le tappe della vicenda del malato di distrofia muscolare che, doÂpo anni di sofferenÂze, si era rivolto ai giudici del tribunaÂle civile chiedendo che venisse messa la parola fine alle sue sofferenze. Alla base della deÂcisione della procura l'esito dell'autopsia, secondo la quaÂle l'esponente radicale non è stato avvelenato dalla sedazioÂne praticatagli dal dottor MaÂrio Riccio nella notte tra il 20 e il 21 dicembre scorso, quando il medico cremonese staccò il respiratore artificiale che lo teÂneva in vita. I pm hanno osserÂvato che «la valenza del diritto del paziente resiste anche se parametrato ad una valutazione di ragionevolezza poiché esÂso era non solo cosciente, ma liberamente determinato a non continuare il trattamento in quanto consapevole della impossibilità della guarigione e anche della impossibilità soÂlo di un miglioramento o della attenuazione della sofferenza, di modo che non sembra nemÂmeno adeguato parlarsi di un riconoscimento di un incondiÂzionato libero arbitrio». SeconÂdo la procura, quindi, «non apÂpare censurabile il comportaÂmento del medico per non aver reimpiantato la ventilaÂzione meccanica artificiale al manifestarsi della crisi respiraÂtoria, poiché non sussisteva a suo carico un obbligo, di legÂge, a mantenere in vita il paÂziente». Sull'operato del dotÂtor Riccio si era già pronunciaÂta favorevolmente la CommisÂsione disciplinare dell'Ordine dei medici di Cremona, dispoÂnendo l'archiviaÂzione del procediÂmento.
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Soddisfatta la Consulta di bioetiÂca, per la quale è importante che, «nell'articolata moÂtivazione la ProcuÂra sottolinei come sia diritto costituÂzionale delle persoÂne rifiutare la terapia». Anche se «dal punto di vista giuridiÂco formale la decisione appare corretta», la richiesta di archiÂviazione dell'inchiesta appare «una vicenda di estrema triÂstezza dal punto di vista etiÂco»: è l'opinione di Francesco D'Agostino, presidente delÂl'Unione giuristi cattolici itaÂliani, il quale ha sottolineato come, «alla liceità giuridica, corrisponde sotto il profilo etiÂco una valutazione piena di ombre». E l'eurodeputato radicale Marco Cappato a nome dell'associazione Luca Coscioni ha definito «importante» la richieÂsta dei pm.
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