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Caro Boselli, e se riunissi i socialisti sotto l'ombrello della Rosa nel pugno?

• da Il Riformista del 18 maggio 2007, pag. 2

di Angiolo Bandinelli

Caro Boselli, immagino che anche tu, come noi radica­li, voglia dare un seguito alto e forte all'iniziativa del "Co­raggio laico" di sabato scorsa Eb­bene, vorrei sottoporti subito una ipotesi di lavoro, che a me pare utile e che spero tu voglia consi­derare con qualche attenzione.

 

Diciamo, intanto, che i due eventi di piazza Navona e piazza San Giovanni di sabato scorso consentono un giudizio riassumibile nei seguenti punti. Primo: il potente "sistema" clericale, già nel 2005 promotore, con il suo mai negato interventismo, del­l'opposizione referendaria alla legge 40, ha oggi determinato - con una mobilitazione senza pre­cedenti delle parrocchie, con l'impiego di grandi mezzi finan­ziari e soprattutto grazie alla completa messa a disposizione dei media e delle tv, in primo luo­go quella di Stato - il successo quantitativo della manifestazio­ne di San Giovanni; nella loro consequenzialità temporale e po­litica, la pronuncia referendaria e il Family Day, mentre stravolgo­no la realtà della condizione del­la Chiesa (e della stessa famiglia) in Italia quale concordemente ac­certata da ogni significativa in­chiesta, rendono chiaro quel che sta accadendo ormai sul piano dei rapporti di potere effettivi tra Stato e Vaticano.

 

Secondo: le forze politiche tutte, quelle del centrodestra co­me anche quelle del centrosini­stra, non sono in grado di espri­mere una moderna, vigorosa e coerente risposta laica a garanzia della libertà e della volontà popolare come si esprime in mille momenti significativi (e non mistificati) della vita civile.Tu stesso hai avvertito come la Margherita si configuri quale partito di stret­ta osservanza cattolica, mentre i Ds, con la loro assenza da piazza Navona, hanno dimostrato (an­che dopo le ultime - irritate ma evasive - dichiarazioni di Fassino) di non avere l'intenzione o la possibilità di uscire da una dramma­tica subalternità ed impotenza ideale. Resta così sempre più va­lida la tua denuncia, che il nascituro Partito democratico non possa dare alcuna garanzia di tenuta su questi temi, configurandosi piuttosto come un «compromesso storico bonsai». Fuori di questo perimetro, potrebbe pre­sentare motivi di attenzione la posizione di Mussi, se non ci fos­se il dubbio che la sua intransi­genza sia stata spesa, almeno fi­nora, più come elemento identitario in chiave anti-Ds che non come concreta piattaforma di mobilitazione politica.     

 

E’ invece da constatare come il “peso” e il significato politico della manifestazione di piazza Navona (realizzata in primo luogo grazie alla convergenza operativa tua e di Marco Pannella) siano positivamente ricaduti in­nanzitutto, in modo straordina­rio, sull'immagine, il simbolo, la "presenza" della Rosa nel Pu­gno, frutto significativo del seme gettato nel luglio di due anni fa a Ruggì, allora accolto quale uni­ca vera novità della politica ita­liana e che proprio per questo si è cercato da allora, in ogni mo­do, di affossare.

 

Al di là di queste indiscutibi­li constatazioni, cer­tamente condivise da te come da noi radi­cali, mi pare che si possa e si debba però anche avvertire co­me, nel loro comples­so, le forze che oggi aspirano a fondersi nella "costituente so­cialista" su cui tu stai spendendo tanta della tua iniziativa, il 12 maggio non hanno saputo, volu­to o potuto esprimere una loro presenza unitaria, che prefigu­rasse un possibile loro ruolo, una volta riunificate, di valido soste­gno a quella causa laica su cui tu, con una fermezza che ti va senz'altro riconosciuta, sei atte­stato vigorosamente.

 

Puoi dunque trovare strano o inappropriato se i radicali insi­stano per riprendere in mano il progetto della Rosa nel pugno, così da farle assumere il ruolo per cui essa nacque tre anni fa? Voi socialisti siete imbarcati priorita­riamente e appassionatamente sul vostro progetto di riunificazione. Ebbene, perché non prendere in considerazione l'ipotesi che la riunificazione avvenga proprio sotto il simbolo della Rosa nel pugno?

 

Quel simbolo – come dimenticarlo? - è nato nell'area del socialismo europeo, grazie a Mitterrand e nel solco di un grande movimento riformatore che la Rosa nel pugno ha sintetizzato nei nomi di Fortuna, Blair, Zapatero. Nella sua breve e travagliata  vita, su questa linea la Rosa nel pugno ha già acquisito un autonomo volto, di limpida e forte alternativa (ricorderai anche tu il bellissimo intervento di Biagio  de Giovanni del giugno 2006), che dovrebbe essere rivendicato  e rilanciato come proprio da tutti i socialisti assieme ai radicali, ai liberali, alle forze laiche, ma anche  a quelle aspirazioni  cristiane che vi si sono riconosciute, quale unico progetto adeguato a condurre la lotta, sempre più urgente e condizionatrice di ogni altra, contro la inquietante deriva ideale e civile che sembra incombere sul Paese. Per tutte queste considerazioni, io mi sento, per quel che posso, di inviarti questo appello a richia­mare e riversare, subito, l'intero patrimonio ideale socialista sotto il simbolo della tua - e nostra - Rosa nel pugno. 

 

 

 


NOTE


Membro della Direzione nazionale della Rosa nel Pugno e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni


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