Caro Boselli, immagino che anche tu, come noi radicaÂli, voglia dare un seguito alto e forte all'iniziativa del "CoÂraggio laico" di sabato scorsa EbÂbene, vorrei sottoporti subito una ipotesi di lavoro, che a me pare utile e che spero tu voglia consiÂderare con qualche attenzione.
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Diciamo, intanto, che i due eventi di piazza Navona e piazza San Giovanni di sabato scorso consentono un giudizio riassumibile nei seguenti punti. Primo: il potente "sistema" clericale, già nel 2005 promotore, con il suo mai negato interventismo, delÂl'opposizione referendaria alla legge 40, ha oggi determinato - con una mobilitazione senza preÂcedenti delle parrocchie, con l'impiego di grandi mezzi finanÂziari e soprattutto grazie alla completa messa a disposizione dei media e delle tv, in primo luoÂgo quella di Stato - il successo quantitativo della manifestazioÂne di San Giovanni; nella loro consequenzialità temporale e poÂlitica, la pronuncia referendaria e il Family Day, mentre stravolgoÂno la realtà della condizione delÂla Chiesa (e della stessa famiglia) in Italia quale concordemente acÂcertata da ogni significativa inÂchiesta, rendono chiaro quel che sta accadendo ormai sul piano dei rapporti di potere effettivi tra Stato e Vaticano.
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Secondo: le forze politiche tutte, quelle del centrodestra coÂme anche quelle del centrosiniÂstra, non sono in grado di espriÂmere una moderna, vigorosa e coerente risposta laica a garanzia della libertà e della volontà popolare come si esprime in mille momenti significativi (e non mistificati) della vita civile.Tu stesso hai avvertito come la Margherita si configuri quale partito di stretÂta osservanza cattolica, mentre i Ds, con la loro assenza da piazza Navona, hanno dimostrato (anÂche dopo le ultime - irritate ma evasive - dichiarazioni di Fassino) di non avere l'intenzione o la possibilità di uscire da una drammaÂtica subalternità ed impotenza ideale. Resta così sempre più vaÂlida la tua denuncia, che il nascituro Partito democratico non possa dare alcuna garanzia di tenuta su questi temi, configurandosi piuttosto come un «compromesso storico bonsai». Fuori di questo perimetro, potrebbe preÂsentare motivi di attenzione la posizione di Mussi, se non ci fosÂse il dubbio che la sua intransiÂgenza sia stata spesa, almeno fiÂnora, più come elemento identitario in chiave anti-Ds che non come concreta piattaforma di mobilitazione politica.    Â
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E’ invece da constatare come il “peso” e il significato politico della manifestazione di piazza Navona (realizzata in primo luogo grazie alla convergenza operativa tua e di Marco Pannella) siano positivamente ricaduti inÂnanzitutto, in modo straordinaÂrio, sull'immagine, il simbolo, la "presenza" della Rosa nel PuÂgno, frutto significativo del seme gettato nel luglio di due anni fa a Ruggì, allora accolto quale uniÂca vera novità della politica itaÂliana e che proprio per questo si è cercato da allora, in ogni moÂdo, di affossare.
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Al di là di queste indiscutibiÂli constatazioni, cerÂtamente condivise da te come da noi radiÂcali, mi pare che si possa e si debba però anche avvertire coÂme, nel loro complesÂso, le forze che oggi aspirano a fondersi nella "costituente soÂcialista" su cui tu stai spendendo tanta della tua iniziativa, il 12 maggio non hanno saputo, voluÂto o potuto esprimere una loro presenza unitaria, che prefiguÂrasse un possibile loro ruolo, una volta riunificate, di valido sosteÂgno a quella causa laica su cui tu, con una fermezza che ti va senz'altro riconosciuta, sei atteÂstato vigorosamente.
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Puoi dunque trovare strano o inappropriato se i radicali insiÂstano per riprendere in mano il progetto della Rosa nel pugno, così da farle assumere il ruolo per cui essa nacque tre anni fa? Voi socialisti siete imbarcati prioritaÂriamente e appassionatamente sul vostro progetto di riunificazione. Ebbene, perché non prendere in considerazione l'ipotesi che la riunificazione avvenga proprio sotto il simbolo della Rosa nel pugno?
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Quel simbolo – come dimenticarlo? - è nato nell'area del socialismo europeo, grazie a Mitterrand e nel solco di un grande movimento riformatore che la Rosa nel pugno ha sintetizzato nei nomi di Fortuna, Blair, Zapatero. Nella sua breve e travagliata  vita, su questa linea la Rosa nel pugno ha già acquisito un autonomo volto, di limpida e forte alternativa (ricorderai anche tu il bellissimo intervento di Biagio  de Giovanni del giugno 2006), che dovrebbe essere rivendicato  e rilanciato come proprio da tutti i socialisti assieme ai radicali, ai liberali, alle forze laiche, ma anche  a quelle aspirazioni  cristiane che vi si sono riconosciute, quale unico progetto adeguato a condurre la lotta, sempre più urgente e condizionatrice di ogni altra, contro la inquietante deriva ideale e civile che sembra incombere sul Paese. Per tutte queste considerazioni, io mi sento, per quel che posso, di inviarti questo appello a richiaÂmare e riversare, subito, l'intero patrimonio ideale socialista sotto il simbolo della tua - e nostra - Rosa nel pugno.Â
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