Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 18 mag. 2024
  cerca in archivio   RASSEGNA STAMPA
I nuovi medici di Nuvoli? Nominati dai radicali

• da Avvenire del 31 maggio 2007, pag. 1

di Ilaria Nava

Giovedì scorso un comunicato stampa dell'Associazione Luca Coscioni rendeva noto che Giovanni Nuvoli, l'algherese malato di Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che chiede il distacco del respiratore, ha conferito mandato di assisterlo a un collegio di Otto medici. I nomi sono quelli del medico di base Giuseppe Mangio, iscritto all'Ordine dei medici di Rimini, dell'anestesista rianimatore Mario Gardia, di Cagliari, di Daniele Di Castri, di Lecce, del cardiologo Mario Schioppa di Napoli. Gli altri quattro sono tutti di Perugia: lo psichiatra Paolo Catanzaro, il palliativista Fabio Conforti, il neurologo Francesco Pezzella, e l'anestesista rianimatore Tommaso Giacca, che coordinerà il gruppo. I medici, secondo il comunicato, riceveranno nei prossimi giorni la documentazione sanitaria del paziente per prenderla in esame.

 

  La notizia arriva dopo che l'Associazione Coscioni, legata al Partito radicale, aveva preannunciato in una conferenza stampa la disponibilità ad aiutare Nuvoli nelle sue determinazioni attraverso la costituzione di un collegio di medici «che dovrà autonomamente decidere se la richiesta (di morire, ndr) di Giovanni Nuvoli potrà essere esaudita».

 

 «I medici - spiega ad Avvenire Marco Cappato, europarlamentare radicale e segretario dell'Associazione - sono stati scelti in base ai rapporti di fiducia e ai contatti che ha l'Associazione Coscioni. Abbiamo aiutato Nuvoli a trovare dei medici disponibili, anche se alcuni si sono fatti avanti spontaneamente. Il coordinatore del collegio, Tommaso Giacca, e perugino, e gli altri medici di Perugia sono stati contattati da lui». Giacca, peraltro, ricopre anche la carica di segretario del Centro di iniziativa radicale della città umbra. Conforti e Catanzaro lo hanno appoggiato, prendendo parte insieme a lui a una delegazione dell'Associazione Coscioni che ha incontrato l'assessore alla Sanità dell'Umbria per chiedere un'indagine conoscitiva sull'eutanasia clandestina.

 

  Ad Alghero, per ora, i medici del collegio non si sono ancora visti: «Non so nulla di questa nomine - afferma Roberto Di Fraia, medico responsabile dell'unità  operativa di assistenza domiciliare integrata dell'Asl di Alghero, che si occupa di Nuvoli -, non sappiamo chi siano, ma posso assicurare che non sono dell'Azienda sanitaria locale, ne hanno nulla a che vedere con il progetto di assistenza attivato dall'Asl». Con il trasferimento a casa del paziente e stato studiato un programma completo di assistenza domiciliare, il cui responsabile, dal punto di vista clinico, resta il medico di famiglia, Carlo Sini, coadiuvato dall'Asl. Il progetto, gestito dall'azienda sanitaria algherese, prevede la presenza di infermieri specializzati per sei ore al giomo «oltre a un pool di specialisti -  continua Di Fraia - che, in base alle esigenze, si recano a domicilio del paziente, nonchè un programma giornaliero di fisioterapia. Non capisco il significato delle nomine, visto che queste figure professionali sono presenti già da tempo».

 

  Intanto il pm Paolo Piras, che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di distacco del ventilatore, assicura che per la magistratura sassarese la vicenda e tutt'altro che chiusa: «Abbiamo un fascicolo aperto sul caso e da parte nostra c'è un continuo interessamento, soprattutto per quanto riguarda la documentazione sanitaria. Noi seguiamo il caso dal punto di vista giudiziario, che però si intreccia con altre competenze, amministrative e politiche».

 

 A proposito di quest ultimo aspetto, ieri in Parlamento si è riunita la Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, che si sta occupando anche del caso Nuvoli. Niente di fatto pero, visto che altri temi sono stati messi all'ordine del giorno della seduta, come ci spiega Daniele Bosone (Gruppo per le Autonomie): «Continueremo a monitorare la situazione. Personalmente ritengo che questi comitati nominati da un gruppo politico siano del tutto inopportuni». Concorda il collega cagliaritano Piergiorgio Massidda, (gruppo Dc Partito repubblicano Movimento per l'autonomia), vice presidente della Commissione: «Questo collegio si colloca al di fuori di quanto previsto dalla nostra Commissione, né  corrisponde ad alcuna disposizione. Come medico ho ricevuto molte telefonate di colleghi che mi chiedevano spiegazioni dopo aver appreso la notizia. Mi domando se la creazione di questo collegio non sia un tentativo di far sembrare istituzionale ciò che invece non lo è affatto. Non è  chiaro neppure il motivo per cui vorrebbero intervenire. Insieme ad altri senatori della Commissione, sto lavorando affinchè si faccia luce su questa vicenda. Inoltre, insisterò per dispone una perizia psichiatrica sul paziente». Richiesta, quest'ultima, che non sembra fuori luogo, come da più parti era stato detto: preme anzitutto accertare l'integrità effettiva della volontà del paziente. Non tutti quelli che conoscono Nuvoli, infatti, concordano nell'affermare che voglia davvero la morte.

 

  Grazia Canu, medico anestesista, lavora nel reparto dell'Ospedale di Sassari in cui Nuvoli è stato ricoverato per un anno, ed è una delle poche persone ad averlo visto di recente: «Da quando è stato dimesso sono andata a casa sua a trovarlo, ma l'ultima volta mi è sembrato fortemente depresso». Anche per questo la dottoressa Canu non crede che abbia davvero voglia di morire: «Ricordo che ero di guardia la notte in cui Welby morì; andai da Giovanni e lo trovai molto agitato a causa della notizia. Si calmò solo quando lo rassicurammo, dicendogli che qui nessuno gli avrebbe staccato la spina. Per almeno due volte - spiega l'anestesista -  Giovanni avrebbe potuto morire rifiutando trasfusioni e antibiotici, ma decise di continuare a vivere».

 

  La dottoressa Ganu non è l'unica a nutrire perplessità sulla vicenda: «Occorre ribadire - afferma Adriana Cosseddu, docente di Diritto penale all'Università di Cagliari e membro del direttivo locale di Scienza & Vita - che è  esclusa dal nostro ordinamento la legittimità di una condotta che abbia come effetto la soppressione della vita umana, anche se motivata dal far cessare pesanti sofferenze, o fosse anche tenuta in ragione di un eventuale consenso del titolare della vita stessa. Che il diritto alla vita sia indisponibile - continua la giurista - si evince dall'articolo del Codice penale che punisce l'omicidio del consenziente. Nel nostro ordinamento la tutela della vita sussiste in quanto bene meritevole di protezione in sè, e non in base al valore che alla propria vita potrebbe essere riconosciuto da ciascuno. Si aggiunga che sono punibili l'istigazione o l'aiuto al suicidio: viene cioè sanzionato l'indurre in altri la determinazione al suicidio, ovvero una condotta che punta a suscitare un proposito prima inesistente, o a rafforzarlo, o ancora ad agevolarne l'esecuzione. Del resto - conclude la Cosseddu - se è vero che la Costituzione nei “Rapporti etico sociali” tutela il diritto alla salute, ancor prima tutela il diritto alla vita, annoverato tra i diritti inviolabili che la Repubblica riconosce e garantisce in base all'articolo 2 della Costituzione. Senza la vita del resto, ogni altro diritto è destinato a decadere».  



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail