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Democrazia televisiva

• da L'Opinione del 4 luglio 2007, pag. 8

di Emanuele Tarditi

Il 24 giugno, alle ore 23 e 30 su Rai Tre è stato trasmesso "Mare dentro" film che descrive la vita di Ramón Sampedro, tetraplegico suicidatosi dopo aver difeso da­vanti ai tribunali i sui diritti di li­bertà di scelta.

 

In Spagna ha ottenuto, un di­screto successo di critica e di pubblico essendo considerato un film impegnato ma gradevole, lo scopo è semplicemente descri­vere la storia di un "eroe civile" e della sua battaglia per riflettere sul tema.

 

In Italia, pur essendo la questione "eutanasia-testa­mento biologico" di attualità, è stato penalizzato es­sendo trasmesso in un momento di scarsa visibilità, senza considerarne l'aspetto profondo e senza che vi fosse alcun seguito dì discussione sul tema, di cui at­tualmente si sta occupando il Parlamento. Questa scelta, non casuale ma significativa della Rai, ha gene­rato forti reazioni, in particolare Francesco Corbisiero (blogger) e Mina Welby, moglie di Piergiorgio ed espo­nente dell'Associazione Luca Coscioni hanno inviato alla Rai una protesta per la censura operata. Questi chiedono ai vertici aziendali come mai "lo stru­mento televisivo, tenendo sempre ben presente la sua enorme forza di comunicazione, possa non tenere in considerazione importanti iniziative in campo umano e civile?"

 

In particolare stupisce che il servizio pubblico, la cui vo­cazione dovrebbe essere informare su ciò che succede ed approfondire un tema attuale e dibattuto, abbia re­legato questo film sull'impegno civile in "fasce orarie poco accessibili ad un vasto pubblico". Il film tratta dell'impegno di Ramón Sampedro per ot­tenere il riconoscimento del suo diritti di scegliere liberamente le cure a cui sottoporsi e al possibilità dì avere una "morte dignitosa" sebbene il tema fosse forte, la si­tuazione descritta non poteva turbare nessuno non es­sendoci scene cruente e pertanto non arrecava disturbo alla sensibilità dei soggetti più deboli. Certamente tale scelta non è casuale o frutto di esi­genze di palinsesto, bensì notano gli autori della lettera, è un sentore che "si vuole oscurare" la "battaglia civile sulla li­bertà e sul diritto dei malati terminali relativamente l'applica­zione delle cure medico-sanitarie alle quali sottoporsi". Proseguono affermando che que­sto è un "segnale che non può la­sciarci indifferenti davanti all'immobilismo dei vertici poli­tici di fronte all'opinione pub­blica, alla società civile che vuole sapere e alla quale non si può dire di no" l'azione non è solo critica e rivolta al passato ma soprattutto è auspico che in "in fu­turo possano aprirsi finestre e iniziative di dibattito, luo­ghi e programmi nuovi di confronto e libera circolazione di idee e pensieri".

 

I promotori, attraverso una frase di Einstein "la mente è come un paracadute: funziona bene solo se si apre" chie­dono che la Tv incentivi il porsi domande e riflettere poiché "l'intelletto dì cui siamo dotati non va messo in soffitta, o peggio lasciato sul comodino". Questo evento dimostra ancora una volta come la Tv patristicamente si erge troppo spesso a censore delle informazioni e dell'intelligenza umana e civile negando agli utenti la loro capacità di conoscere per deliberare. Nessuno chiede che il film in oggetto fosse presentato come unica via da seguire, ma sarebbe stato opportuno inserirlo nei "film dossier" in modo da fornirle una congrua analisi.

 

La protesta in oggetto ha oltrepassato i confini della rete e secondo indiscrezioni si appresta a varcare i con­fini delle aule parlamentari: infatti è provabile che at­traverso i deputati della Rosa nel Pugno possa arrivare in commissione di vigilanza Rai un'inchiesta relativa ai di­versi, e troppi, casi in cui con motivazioni aziendali si giustificano censure volte a non mostrare l'impegno per l'incremento dei diritti civili e per le iniziative laiche. L'antipatia della Tv per tali iniziative non è certo una no­vità, fortunatamente oggi grazie alle nuove tecnologie, siti, blog forum...posso criticare tali scelte e far sentire la toro voce per chiedere più "democrazia televisiva" ove il palinsesto non sia vincolato dalle associazioni di consu­matori fortemente religiose.



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